Tra i numerosi borghi e frazioni che costellano la parte collinare della Divina Costiera, Albori è uno dei primi piccoli paesini che s’incontrano lungo la via per Amalfi, appena dopo Vietri Sul Mare, incastonato lungo i ripidi crinali della catena dei Monti Lattari. A fianco al pittoresco borgo, posto a quasi 300 metri sul livello del mare, si eleva il massiccio Monte Falerio che divide il territorio di Vietri Sul Mare da quello di Cetara. Il suo nome deriva molto probabilmente dal latino “arbor” che vuol dire albero, proprio per la sua posizione in un’area particolarmente verde e piena di boschi e sorgenti. Rappresentato in numerose mappe storiche, il piccolo borgo di Albori lo ritroviamo nella mappa del 1620 dal titolo “Principato Citra, Olim Picentia” del cartografo italiano Giovanni Antonio Magini identificato col nome Arboro. Qualche decennio dopo, nel 1665 un’altra mappa storica “Principato Citra olim Picentia” del cartografo, editore olandese Willem Blaeu (incisione colorata molto interessante per i cuoi particolari geografici), identifica il piccolo borgo sempre col nome Arboro. Conserva lo stesso nome anche in una ulteriore mappa della fine del XVII secolo realizzata dall’incisore Giovanni Giacomo De Rossi. La ritroviamo, infine, col nome Arbore nella famosa mappa “Atlante geografico del Regno di Napoli” pubblicata nel 1794, del cartografo italiano Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. La particolarità di Albori, comune anche a molti centri della Costiera, è l’intricato dedalo di viuzze che s’intersecano tra loro creando degli accoglienti slarghi tra piccole abitazioni costruite secondo una pianificazione tipica legata alla difesa dalle antiche scorribande arabe. Inoltrandosi attraverso i vicoletti caratterizzati anche da piccole gallerie con volte a botte, s’incontrano, qua e là, tra le case dalla tipologia architettonica mediterranea in pietra e calce, numerosi elementi che identificano l’area: essi sono pannelli ceramici e riggiole maiolicate decorate a mano. Essi ingentiliscono le pareti degli immobili, con i loro colori e la semplicità dei disegni presenti, catturando l’attenzione del visitatore che si ferma ad ammirali anche solo per un attimo. L’accoglienza del popolo di Albori è semplice e genuina e può capitare di essere invitati a prendere un caffè da qualche gentile signora a cui magari chiediamo informazioni. Sullo slargo più ampio si affaccia da chiesa di Santa Margherita di Antiochia, in posizione quasi baricentrica rispetto al borgo. In stile barocco, la chiesa presenta un elegante nartece a tre archi con tre ingressi e due piccoli campanili laterali e finestrone centrale. Il suo interno è a tre navate con un interessante pavimento in ceramica, mentre sulla navata centrale si erge un arco trionfale sempre in stile barocco. I dipinti sulla volta sono di scuola napoletana e appartengono all’artista di origine greca Belisario Corenzio, vissuto tra il XVI e il XVII secolo, lo stesso che realizzò gli affreschi della cripta del Duomo di Salerno. All’esterno scorgiamo alcune edicole votive, piccole strutture che ospitano maioliche o pitture parietali rappresentanti figure sacre. Sorta di elementi decorativi, esse sono tipica espressione architettonica frutto di una volontà di stampo popolare e religiosa. Questi preziosi elementi decorativi, inoltre, in molti casi fungono anche da luoghi di aggregazione popolare o più semplicemente da posti dove fermarsi per una veloce preghiera. Nel 2021, in occasione del programma televisivo della RAI “Il borgo più bello d’Italia”, Albori si è classificato al quarto posto, sfiorando il podio. La tranquillità del borgo, i suoi colori, i suoi profumi (un misto di agrumi e fiori), le sue maioliche sparse lungo i vicoletti, i suoi scorci e panorami mozzafiato che spaziano dal mare alle montagne, la sua accoglienza, sono tutti elementi che caratterizzano l’abitato e invitano il visitatore a lunghe e piacevoli passeggiate.