-di Antonietta Doria –
25 ottobre, è questo il giorno in cui, grazie all’Unione Italiana Food e all’IPO, International Pasta Organization) si celebrare il World Pasta Day, il piatto più amato, imitato, sfrontatamente proposto in ogni paese del mondo; la pasta. Nel nome porta i suoi ingredienti ed i suoi tesori, dal greco πάστη ha in sè “farina mescolata con acqua e sale”.
Nata in Sicilia durante la dominazione araba, “a forma di fili” la pasta nacque con le sue prime botteghe nel Medioevo nel Sud Italia ed il prodotto finito raggiunse il Nord Africa, Il Medio oriente, il Levante Spagnolo ed il resto dell’Europa.
A metà del XII secolo Napoli, Salerno, Minori che fu proprio uno dei maggiori centri di produzione del Regno delle Due Sicilie, videro fiorire grandi pastifici, poi la Liguria che si specializzò in pasta secca mentre Emilia Romagna , Lombardia veneto, Basilicata resteranno legate alla tradizione della pasta fresca.
Il clima idoneo della Campania fece sì che vi fiorissero grandi e importanti pastifici a Castallammare, Gragnano, Torre Annunziata, Cicciano.
Per sfruttare le acque degli abbondanti torrenti, in Costiera Amalfitana accanto alle fabbriche della carta sorsero quelle dove si produceva la farina, costruite nelle vallate di Minori, Maiori, Atrani, Positano, nel Fiordo di Furore che divennero i “Paesi dei Pastari”.
I mulini di Minori di cui si trova traccia ancora oggi producevano così “La Pasta della Costa”, asciugata sul Lungomare e avvolta nella carta ovviamente prodotta in loco, pronta a raggiungere la Piana di Paestum, le coste calabresi e siciliane.
La pasta messa ad essiccare baciata dal sole della Divina, cullata dal giusto vento ne fecero un prodotto d’eccellenza e ancora oggi che tutto questo non esiste più, la pasta continua ad esser fatta in casa dalle donne della costiera che custodiscono antiche ricette e segreti culinari oltre che essere fiore all’occhiello dei menù di tanti formidabili chef della costa.
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