Tra le tante le storie e leggende che si inseriscono all’interno della cornice dello stretto territorio della Costiera Amalfitana, quella che sto per raccontare ha come protagonisti due inconsapevoli fratelli nel piccolo borgo di Vietri sul Mare. Sotto il governo del Principe longobardo di Salerno Guaiferio (IX secolo d.C.), numerose scorribande da parte dei saraceni intenzionati ad assediare ed espugnare tutti i centri affacciati lungo la costa salernitana, compreso il Capoluogo stesso, sconvolgevano la tranquillità dei popoli locali. La storia racconta che in quel periodo il Principe, determinato a porre fine ai conflitti che si protraevano ormai da troppo tempo, decise di stabilire un vincitore attraverso un duello tra il soldato più forte dei saraceni e quello salernitano. A sfidarsi furono il principe saraceno Rajan e il valoroso guerriero Umfredo (conte dei Landolfi), il primo in sella a un cavallo nero, il secondo montava un cavallo bianco. Partiti dal Capoluogo, il duello si tenne a Vietri sul Mare, preceduto da uno scambio di provocazioni tra i due soldati, cui seguì il duello vero e proprio. Senza mai fermarsi per quasi tutto il giorno, equipaggiati di scudo, spada e corazza, i due impavidi soldati si scontrarono fino a raggiungere la riva del mare di Vietri.
All’imbrunire, i due valorosi uomini lasciarono le loro spade e si poggiarono su due scogli uno di fronte all’altro, sfiniti, sanguinanti e ormai in fin di vita, in una battaglia senza vincitori. Poco prima di morire il saraceno Rajan scorse sul petto di Umfredo lo stemma della sua famiglia: incredulo e meravigliato si rivolse al longobardo, per mostrargli lo stesso identico stemma che portava sul suo petto. Dinanzi all’incredulità di Umfredo, sempre convinto di avere di fronte il nemico piuttosto che un fratello, il saraceno gli raccontò del loro padre Helino, e di come tanti anni prima i pirati gli avessero stappato un figlio senza più ritrovarlo. Solo allora i due fratelli si riconobbero e si perdonarono il male inflitto. Ma nel disperato tentativo di avvinarsi per un ultimo abbraccio, le loro forze vennero a mancare per morire contemporaneamente in prossimità dei due scogli, uno vicino all’altro, come sono le due rocce poste in prossimità della linea di costa. Questa triste ma affascinate storia possiede, in realtà, numerose varianti, ma penso che questa sia la più bella e commovente. I due scogli, ad est di Vietri Marina, si possono ancora ammirare nella loro possanza e bellezza. Essi sono già segnati in alcune mappe antiche come nel famoso “Atlante geografico del Regno di Napoli” il Rizzi Zannoni dell’inizio del XIX secolo in cui notiamo ben dettagliata la linea di costa con i paesi di Cetara (Citara), Vietri, Raito, il Molo di Salerno, Marina di Vietri, il Capoluogo a nord-est e gli scogli legati alla triste leggenda (Li due Fratelli). Su una interessante litografia del litografo e paesaggista Carl Johan Billmark del 1852, si può ammirare Marina di Vietri, la cinquecentesca torre di avvistamento, in primo piano, mentre sul lato destro si vedono gli scogli della famosa leggenda. Gli stessi sono rappresentati, invece, in una incisione su lastra acciaiata con in primo piano, questa volta, dei pescatori in un mare particolarmente agitato, gli scogli dei Due Fratelli, di cui uno ripreso nella sua completezza, e in lontananza l’antica torre della Crestarella: tratta dal volume di Carl Frommel “Pittoreskes” pubblicato a Lipsia nel 1832 dall’editore E. Kollman (80 incisioni di vedute italiane).