Originaria dell’Oceano Atlantico, nei nostri mari è presente dagli anni ’80 ed il reperto più antico che conosciamo risale al 1850 ed è conservato nel Museo di Storia Naturale di Firenze. Le alte temperature di questo periodo da cui viene attratta ne stanno favorendo la proliferazione rendendo il Mediterraneo un suo nuovo habitat: stiamo parlando della Caravella portoghese indopacifica o Physalia physalis.
E’ stata avvistata a Catania gioni fa, dove ha causato il ricovero in terapia intesiva di una donna di 68 anni. Avvistata anche nel mar di Sardegna, mar Ligure, mare di Lampedusa
Di cosa si tratta?
La Caravella portoghese deve il suo nome al fatto che, proprio come una caravella, viene trasportata dal vento. Sembra una medusa ma non lo è. Si tratta infatti di un organismo coloniale composto da quattro tipi di polipi uniti tra loro. Il primo è la “vela” che si vede in superficie e che ha proprio il compito di mantenere a galla l’organismo. Lunga da 9 a 30 cm alta fino a 15, ha bellissimi colori, dalla trasparenza alle sfumature del blu, rosa, malva. Nella sacca vi è una miscela di gas che espelle grazie ad un orifizio. La Caravella può inoltre modificare la sua cresta e quindi la propria aerodinamicità.
Pericolosità
Il pericolo è dato dai tentacoli sotto la vela che vanno come lunghezza dai 10 ai 50 metri e contengono oltre dieci veleni di colore diversi, sostanze tossiche in grado di paralizzare e uccidere pesci e piccole prede. La pericolosità del tentacolo non cessa quando questo viene staccato dal corpo.
Il contatto può provocare danni molto seri: dolore lancinante che lascia ferite simili a frustate, piaghe arrossate. Può causare mal di testa, vomito, grave aritmia cardiaca, astenia e difficoltà respiratorie come nel caso di Catania. Può portare alla paralisi, arresto cardiocircolatorio, shock anafilattico.
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Rebecca R. Helm. Image by Denis Riek.Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0