A metà strada tra Praiano e Conca dei Marini, non lontano dalla Grotta dello Smeraldo, il Fiordo di Furore, unico per la stessa Divina Costiera, ben noto agli italiani ed amatissimo dai turisti stranieri, è una sorta di spaccatura della roccia con una conseguente rientranza del mare che accoglie al suo interno una piccola spiaggetta, in un ambiente caratterizzato da una natura splendida e incontaminata.
Non un vero e proprio fiordo, piuttosto una piccola insenatura permeata dal mare allo sbocco di un vallone in cui scorrono le acque del torrente Schiato che nasce in prossimità di Agerola. La strada Costiera supera il fiordo attraverso un ponte ad arco alto ben 30 metri, mentre in prossimità della piaggia sorgono due storici opifici: la cosiddetta Calcara, luogo adibito alla lavorazione delle pietre per l’edilizia e lo Stenditoio in cui si stendevano dei fogli di carta ottenuti dalla lavorazione di fibre di stoffa. Alcune antiche rappresentazioni cartografiche descrivono i luoghi in oggetto. Nel 1665 nel “Principato Citra olim Picentia” del Blaeu scorgiamo, oltre le torri indicate lungo la linea di costa, Furore col nome di “Lo Furore”. Nell’Atlante Geografico del Regno di Napoli del Rizzi Zannoni del 1808 s’individua il piccolo borgo di Furore tra Prajano e Conca, il fiordo in verità, nonostante la carta sia ben dettagliata, non è disegnato. Interessante è la “Carta de’ contorni di Napoli” realizzata da Benedetto Marzolla con tutte le strade postali, rotabili e di ferro esistenti e a farsi, del 1845, nella quale Furore è indicata nuovamente “Lo Furore” tra Prajano, Agerola e Conca. Sull’origine del nome esistono due ipotesi: la prima legata ad un’antica leggenda che racconta del Diavolo venuto a far visita in quei luoghi e scacciato a forza dagli abitanti che rifiutavano la sua presenza. Per vendicarsi il Diavolo lasciò un suo “ricordino”, ma nel pulirsi, si servì erroneamente di un’ortica. Scappando e bestemmiando furioso, il demonio batté, infine, con rabbia i piedi segnando per sempre quel territorio. Ma al di là della bella storia fantastica, quel territorio meraviglioso veniva descritto come “Terra furoris”, dal rumore accentuato dalle rocce delle onde del mare che s’infrangono sugli scogli del fiordo. La parte bassa del fiordo non è stata mai produttiva dal punto di vista agricolo, mentre nella parte alta ci si dedicava alla pastorizia e all’artigianato. Esso è inserito dall’UNESCO dal 1997, assieme al resto del territorio circostante come Patrimonio dell’Umanità.
In riva al mare oltre gli ex opifici è presente il piccolo borgo marinaro, dalla tipica architettura mediterranea, che fu luogo di riprese del famoso film di Roberto Rossellini “L’amore” diviso in due episodi, che aveva come protagonista, nel secondo episodio dal titolo “Il miracolo”, la grande Anna Magnani, allora amante dello stesso regista.
Il film che risale al dopo-guerra (1948) vede come sceneggiatore e attore un giovane Federico Fellini.
Nel periodo estivo, per trent’anni si è svolta una particolare gara mondiale di tuffi dalle grandi altezze con il salto di ben 28 metri.
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